Genealogia Famiglie Casarotto


Pietro Casarotto detto Pierone

" Tutto quello che hai vissuto ricordalo perché tutto quello che dimentichi ritorna a volare nel vento" ( Canto Navajo)

PIERO CASAROTTO detto "PIERONE" ( 1874 / 1965 )

Non ho mai capito, e me lo sono chiesta tante volte, come zio Piero si sia "imbarcato" nell'acquisto della fattoria con villa di Lissaro in comune di Mestrino di proprietà della nobile famiglia armena Kherian.

Si era alla fine degli anni venti e questa famiglia era sfuggita al tragico genocidio degli Armeni, riparata dapprima a Parigi, poi a Venezia e quindi a Lissaro in questa proprietà.

Zio Piero (in realtà zio di mio padre) era il maggiore dei fratelli di mio nonno Alessandro, da tutti conosciuto per Sandro. Alla morte prematura del loro padre Rinaldo (1836/1899 ), si trovò a venticinque anni ad essere capo famiglia, a sostenere la madre vedova ed una fila di sette fratellini minorenni da crescere. Divenne improvvisamente un serissimo personaggio; mise da parte tutti i sentimenti; indossò l'abito del patriarca di tutte le famiglie Casarotto, parlava poco, non sorrideva mai, non si sposò mai. L'unico piacere compensativo era la "presa" di tabacco da fiuto, che teneva gelosamente tra i polpastrelli. E man mano che i fratelli crescevano ebbero tutti la loro proprietà : a Camisano Vicentino, Rampazzo in comune di Camisano Vicentino, Dueville e Pojana di Granfion in comune di Grisignano di Zocco, tuttora "casa madre", ed infine a Lissaro.

A mio nonno Sandro e ai figli "toccò" la più bella di tutte, appunto villa Kherian di Lissaro dove son nata io. Due grandi barchesse laterali con archi in cotto facevano ala alla casa padronale in stile neoclassico. Era stata costruita nel '700 dalla nobile famiglia veneziana "Priuli". Davanti vi era un parco di magnolie e cedri del Libano e tutto intorno praterie solcate ed irrigate dalle rogge del "Brenta" per cui veniva prodotto foraggio che consentiva l'allevamento di molti capi di bestiame.

I miei primi anni sono stati in coabitazione con le sorelle Virginia e Takauhi Kherian, due zitelle sempre vestite di nero, che per uscire mettevano strani cappelli da far paura. Per loro io ero "bella bambina nata a metà di mese".

Quando ebbe sistemato tutti, zio Piero si trasferì a Vicenza in una abitazione del centro storico. Volle con sé zia Linda, la quale dopo aver sospirato invano per un soldatino abruzzese di stanza col reggimento in quel di Pojana di Granfion, si trovò zitella, quindi idonea a servire il patriarca zio Piero.

Quì al giovedì, giorno di mercato, apriva in cucina il "consultorio" per tutti i nipoti agricoltori; dispensava poche parole, parole come pietre. Zia Linda offriva a tutti un orribile caffè quindi venivano accompagnati alla porta e "che andassero a lavorare".

Ad onor del vero, non tutte le sue strategie riuscirono perfettamente. E' stato comunque un personaggio fondamentale per le nostre famiglie. Pace all'anima sua.

Laura Casarotto Slaviero