APOLLONIA CASAROTTA di FIMON
Opposizione di Madonna Apollonia Casarotto al pagamento di affitti al Rettore della Chiesa di Fimon
MADONNA APOLLONIA CASAROTTO, figlia di Bernardino, nata verso il 1625 a Fimon, è un personaggio particolarmente battagliero per l’epoca in cui vive. Si oppone infatti all’ingiunzione del 31 Agosto 1679 del Notaio Paolo Tavola - dell’ufficio “Judex Presbiterorum” – il quale in nome e per conto del molto reverendo Don Antonio Gatto, Rettore della Chiesa di Fimon, le ingiunge il pagamento di Troni 30 per affitti scaduti e non pagati, relativi alla casa in cui abita, minacciandola di pignorare i suoi beni.
Ed infatti il “massaro” Pompilio Cisotto per ordine del Notaio Felice Mainente il 18 Marzo 1680 procede al pignoramento a Donna Apollonia Casarotto dei seguenti beni:
“ Caldiero senza manicho”;
“ Secchio con manico ferro”;
“ Stagnada “;
“ Un linzolo stoppa”.
Ma Apollonia a sua volta si oppone al pignoramento e con istanza 11 Maggio 1680 cita il molto reverendo davanti al “ Judex Presbiterorum” perché le vengano restituiti i suoi beni senza spese in quanto gli eventuali debitori sono gli eredi di Giobatta Casarotto, suo fratello.
Ma il Rettore della Chiesa di Fimon non demorde ed anzi tramite il “comandadore” Bortolo Volpato intima il 4 "Zugno” ( Giugno) 1680 alla Apollonia di integrare il valore dei beni pignorati per insufficienza degli stessi rispetto al debito pregresso. Ed infatti il “comandadore” Zuanne Pecerolo il 20 Luglio 1680 si presenta nuovamente alla casa di Apollonia per un ulteriore pignoramento ma trova la cognata Malgareta, moglie del fratello Giobatta, la quale esibisce la “carta dotale bolata e sigilata” con cui dimostra di essere la proprietaria di tutti i beni mobili anche di quelli pignorati in precedenza.
A questo punto Don Antonio Gatto tramite il “massaro” Pompilio Cisotti della “camara dei pegni” con atto di “Marti 28 Genaro 1681” rivendica un pegno di ducati sei per gli affitti in corso e quelli scaduti e “per liberar li pegni tolti in casa della infrascritta Casarotta e posti in camara al n. 3323”.
Ma interviene a questo punto per garantire la composizione della causa il nipote Domenico Casarotto, abitante nella parrocchia di S.Pietro a Vicenza, il quale si è costituito “ principaliter et insolidus per detta debitrice ed ambi promettono: ad ogni voler del Massaro contar il danaro in camara quello et officio senza danno cancella …”.
La vertenza si conclude nell’ Agosto 1681.