Il cognome CASAROTTO
Nel “ Dizionario dei cognomi italiani” a cura di Emilio De Felice, edito da Mondatori, troviamo che i cognomi Casaròtto e Casaròtti derivano da Casari, mentre varianti sono: Casaro, Casèro e Casèr, Casè, Casièri e Casièro. Altri derivati e alterati sono : Casarini, Casarino e Casarìn, Casàroli e Casiròli, Casarile e Casarìl.
Il cognome Casarotto è diffuso nel Nord Italia, nel Veneto in particolare, dove predominano le forme tronche, in Lombardia dove predomina la forma Casiroli e in Emilia dove predomina la forma Casarini e Casaroli. La base è costituita da nomi di mestiere e toponimi formati o derivati da “casara” o “casèra “ (dal latino “tabernna casearia”, da “caesus” cioè cacio, formaggio), l’edificio o l’ambiente e l’impianto per la produzione del formaggio ( in cascine, malghe, allevamenti ecc.).
Tra i toponimi i più importanti sono Casara ( Verona), Casèra (Belluno), Casarile (Milano), Casaròla (Verona e Parma), Casièro e Casièr (Verona e Vercelli). Infatti i nomi di mestiere dialettali e regionali sono in quelle aree “casaro e casàr”, “casèr e casè” ( dal tardo latino “casarius “ da “casearius”, cioè chi produce formaggio). Casaròtto e Casaròtti sono diffusi soprattutto in Veneto e nelle province di Padova e Vicenza in particolare.
Nel sito internet “L’origine dei cognomi” l’autore Ettore Rossoni precisa che il cognome Casarotti è tipico veneto, del veronese in particolare , con un ceppo forse anche in Lombardia e Piemonte mentre Casarotto è specifico veneto dell’area che comprende le province di Verona, Vicenza e Padova, con un ceppo anche in Lombardia nord-occidentale e Piemonte nord-orientale. Caserotto, assolutamente rarissimo, è specifico del basso trentino e deriva dal toponimo "caesa", cioè "casa" e quindi ha un altro significato. Anche il Rossoni conferma che il cognome Casarotto dovrebbe derivare da un soprannome originato dal mestiere di casaro o produttore di formaggi. Tracce di questa cognomizzazione si trovano nel novarese, a Soriso (Novara) fin dal 1500, in un atto del 1553 si legge:
“ … Bernadino Casarotto figlio del fu Giò Pietro,Giacomo Magalio detto il Filavino figlio del fu Domenico e Giorgio Ravizza figlio del fu Antoniolo tutti di Soriso deputati ed eletti a ciò fare dai Consoli, Consiglieri, dal Comune uomini di Soriso e per istrumento rogato dal Sig. Gerardo Casarotto figlio del fu Jacobino Notajo pubblico in Soriso, sotto il giorno 19 del mese di Novembre 1553 ….”
A sua volta Il Dott. Angelo Saccardo, nella sua corposa pubblicazione in due volumi "Valli del Pasubio – Comunità di confine in Alta Val Leogra – Dalle origini al Duemila” edita a cura della Parrocchia di Santa Maria nel Giugno 2004, conferma che il cognome Casarotto è un soprannome veneto dal mestiere del “casaro”, cioè chi fa il formaggio, collegato al latino “casearia” con aggiunta del suffisso “othu”. Infatti a Valli del Pasubio esiste a circa 800 metri una contrada “Casarotti”, tuttora abitata. Però nessuno degli attuali abitanti porta il cognome Casarotto. Esiste comunque una vecchia “casèra” mentre una seconda è stata abbattuta. Dalle informazioni assunte sono state a suo tempo abbandonate perché è stato costruito un più moderno caseificio più a valle in località Maso Malunga. E certamente con il trasferimento dell’attività della lavorazione del latte è iniziato anche l’esodo dei relativi addetti e quindi anche dei Casarotto. Troviamo infatti dei Casarotto e dei Casarotti o cognomi contratti o identici in vari comuni della Val Leogra e precisamente a Schio,Torrebelvicino, Tretto, Monte Magrè e Recoaro Terme.
Interessanti sono le varie contrazioni del cognome che si trovano nei vari documenti della zona della Val Leogra, in antico divisa in Valle dei Conti a nord del torrente Leogra e in Valle dei Signori a sud dello stesso ( 1493: “Chrespano q.Barthomei Caxaroto”; 1502: “Chrestanus q. Bartholomei Casaroto”; 1534: "de super a manso de Casarottis”; 1573; “contracta de Caxarotis Altis”; 1809: “Casarotti”.
Per concludere abbiamo una conferma che il cognome Casarotto deriva dalla produzione del latte e dalla lavorazione del formaggio dalla ricerca della Associazione culturale “ Grama” di S.Pancrazio in provincia di Ravenna.
In quella zona sono utilizzati due tipi di stampi, per mezzo dei quali si raccoglie il siero e poi il cagliato durante la lavorazione del formaggio, che vengono così denominati:
- la caciara, “casèra” di legno a forma di anello, alta una decina di centimetri e senza fondo, posta su un piatto, utilizzata per il formaggio fresco e morbido, denominato “e’ tumè”;
- il casarotto, “ e’ casaròt”, contenitore di ceramica a forma di vaso ad orlo basso col fondo forato per l’uscita del siero, utilizzato per i formaggi da consumarsi semi-stagionati.