La perimetrazione del paese di Fimon
Pochi comuni del Vicentino possono vantare una perimetrazione del loro territorio come quella del paese di Fimon. I suoi confini sono stati deliberati nel 1277 dal comune di Vicenza e sono rimasti pressappoco sempre gli stessi per secoli. Il motivo è presto detto. In quella circostanza non si sono fissati confini del comune ma bensì i confini del Grande Bosco dei Berici ( vedasi carta allegata ), che allora Vicenza riservava per sé. Quel Grande Bosco nel giro di un paio di secoli sarebbe diventato il territorio amministrativo nell'ambito civile del comune di Fimon e retto, nell'ambito ecclesiastico, dalla parrocchia di Fimon.
Per comprendere meglio i motivi che hanno portato alla decisione del 1277 è bene tener presente il contesto storico in cui si sono svolti i fatti. Bisogna cioè ricordare che nella seconda metà del Duecento erano in rapido dissolvimento l'economia e la società feudali caratterizzate dal dominio dei signori feudatari sul territorio. Fino ad allora a farla da padrone nei Colli Berici era stato il Vescovo di Vicenza che vantava addirittura diritti regali in quel di Barbarano. Attorno al Duecento le cose cambiarono radicalmente. Nella città di Vicenza si era consolidata l'istituzione comunale e anche nelle campagne erano sorti un po' dovunque i comuni.
L'imperatore Federico II e, nella Marca Trevigiana, il suo braccio destro Ezzelino III da Romano ingaggiarono nei primi decenni del Duecento una lotta furibonda contro la disgregazione provocata dalle autonomie comunali e contro l'anacronismo degli antichi privilegi dei feudatari. Morti Federico II nel 1250 ed Ezzelino III nel 1259, i loro molti nemici esultarono pensando di poter tornare alla situazione del passato. Ma, si sa, la storia non torna mai indietro o, almeno, non completamente. Quelle che tornarono, e più vive che mai, furono qui da noi le lotte tra il comune di Vicenza, il Vescovo e i comuni rurali. Motivi per litigare ce n'erano molti e uno importante era proprio il controllo dei Berici, che il comune di Vicenza da alcuni decenni andava sottraendo all'autorità vescovile. Questo processo si era congelato nel periodo ezzeliniano ed ora riprendeva più veloce di prima. Per consolidare il suo potere sul territorio vicentino in generale, e sui Berici in particolare, il comune di Vicenza allora emanò unilateralmente tre importanti documenti:
il Regestum Possessionum ( 1262),
gli Statua Comunis Vincentie (1264),
i Confines Vincentie et Culturarum (1277).
Con il Regestum Possessionum ( Registro dei possedimenti) il comune di Vicenza ribadiva il suo dominio assoluto sui 122 paesi ( nel documento in latino detti ville) sparsi su tutto il territorio vicentino. Tra questi troviamo :
Planecie a lacu ( Pianezze del Lago), Arcugnanum ( Arcugnano), Valle ( questo paese, che in questo e in altri elenchi antichi è stato trovato spesso accanto a Fimon; certamente si trovava nell'omonima vallata però non è mai stato possibile localizzarne con esattezza la posizione ), Flumone ( Fimon), Costa de Rasis ( Costa di Lapio), Lapadium ( Lapio). Vicenza inoltre ribadisce che sono di sua proprietà "unum nemus quod appellatur Tormenum in Monte Bericano ( un bosco che si chiama Tormeno nei Monti Berici); unum nemus quod appellatur Coste in Monte Bericano; unum nemus quod appellatur Vallis Ferraria quod est in Monte Bericano; item lacus de Longara" ( E' il lago di Fimon, chiamato allora "Lago di Longara" perché a quel tempo giungeva appunto fino a questo paese coprendo tutta la vallata di Fimon).
Tutta questa fetta di territorio sarà compresa nel Nemus Magnum in Monte Bericano, cioè nel Grande Bosco dei Berici, ovviamente di proprietà del comune di Vicenza. Per mettere le mani su quest'area, però, il comune dovrà regolare i conti con il Vescovo di Vicenza, che pretendeva di continuare a includerla nel suo "regno" di Barbarano. Era questione però solo di qualche anno.
Negli Statuta poi, come dice la parola stessa, il comune di Vicenza definiva i suoi vari organi costitutivi, le cariche pubbliche, le loro prerogative e competenze e le leggi ritenute allora fondamentali per il buon governo della città e la convivenza civile. Per quanto riguarda le nostre zone, stabiliva quali e quanti dovevano essere gli operatori che controllavano il territorio ( il saltari, ossia le guardie boschive) , quali erano le loro mansioni, e fissava alcune regole per lo sfruttamento e la coltivazione dei terreni.
I Confines Vincentie e Culturarum, infine, è il documento scritto con il quale si stabiliscono i confini del comune di Vicenza e delle colture ( coltivazioni) riservate ai suoi abitanti.